Trent’anni fa, il 17 febbraio 1995, Silvio Bozzi ci ha lasciato.
Lo ricordiamo con le parole, ancora oggi attuali, con cui, nella “sua” aula di udienza pubblica nella Pretura di Piazza San Martino, lo commemorò Sergio Paparo, allora nella sua veste di Segretario del Sindacato Avvocati di Firenze:
“Silvio Bozzi ha insegnato molto con il suo modo di essere giudice; non solo ai suoi colleghi, che hanno avuto la fortuna di averlo al loro fianco, non solo ai collaboratori ed al personale della Pretura con i quali ha realizzato – riuscendo a motivarne le migliori qualità – quel modello di funzionalità che oggi è l’Ufficio delle Esecuzioni, ma anche, e forse soprattutto, a noi avvocati (…).
Abbiamo scritto, ricordandolo pubblicamente, che Silvio Bozzi era un uomo buono e giusto e che con la sua morte noi avvocati abbiamo perduto un amico sincero e leale: erano parole assolutamente sincere che possono bastare a rappresentare quanto affetto nutrissimo per lui (…).
Nel momento tristissimo della sua scomparsa, per noi avvocati è stato di grandissimo conforto leggere il bellissimo messaggio che gli hanno dedicato i suoi colleghi di Magistratura Democratica, ricordandone le battaglie per la democrazia e l’impegno assoluto nella società civile e nella giurisdizione.
I valori in cui credeva Silvio Bozzi sono anche i nostri; principalmente il valore della giurisdizione, nell’esercizio quotidiano della quale, ha insegnato a tutti noi la necessità del rispetto rigoroso e paritario dei diversi ruoli e delle differenti funzioni di chiunque – giudice, avvocato o personale ausiliario – sia chiamato a consentire nel concreto la tutela giudiziaria dei diritti (…).
Silvio Bozzi più volte, soprattutto negli ultimi anni, ci ha reso partecipi della sua angoscia – che era ed è anche la nostra – per la perdita di fiducia dei cittadini nella giustizia e nella sua amministrazione; lo spaventava l’idea – che terrorizza anche noi – che possa diffondersi nella società civile il convincimento che si possa fare a meno della tutela giudiziaria dei diritti o, peggio, che ci si debba rinunziare.
Se riusciremo, con il nostro lavoro – ciascuno per la sua parte – a far si che ciò non avvenga, allora davvero potremo dire che Silvio Bozzi non ha vissuto inutilmente la sua esemplare vita di Giudice.”