IN RICORDO DI FABRIZIO ARIANI

Sabato 2 maggio 2015 si sono svolti, nella Chiesa dei Sette Santi Fondatori, i funerali di Fabrizio Ariani.
Tantissimi Colleghi, Magistrati e operatori dell’Ordine e degli Uffici Giudiziari hanno partecipato al dolore della moglie, dei figli e dei parenti di Fabrizio e del nostro Foro.
Il Presidente Sergio Paparo ha espresso i sentimenti del Consiglio e dell’Ordine con le seguenti parole:

“La toga che abbiamo adagiato sulla bara di Fabrizio è quella che ha indossato in tutti gli anni di sua presenza in Consiglio svolgendo i procedimenti disciplinari e, da ultimo, in occasione delle cerimonie di impegno solenne dei nuovi Avvocati.
Nel nostro Consiglio c’è una tradizione, che vuole che ogni nuovo Consigliere indossi la toga di chi lo ha preceduto in Consiglio.
Fabrizio aveva scelto la toga di un altro grande Consigliere, Alfredo Guidotti, maestro di deontologia; credo che Fabrizio l’abbia scelta proprio per questo motivo, perché aveva un’attenzione rigorosa per la deontologia, cioè per le regole etiche e morali che governano la nostra professione.

Vorrei provare, con poche parole, a testimoniarvi la vita di un Avvocato ed a ricordare un Amico.
Non distinguo, non voglio distinguere, l’Avvocato dall’Amico.
Avvocato ed Amico sono due parole che hanno la stessa lettera iniziale che per Fabrizio scrivo in carattere maiuscolo.
Tutti noi che con lui abbiamo condiviso l’impegno nel nostro Ordine ne abbiamo ammirato, sempre, la dedizione, mai corporativa, all’Avvocatura che Fabrizio, come noi, concepiva come baluardo per la difesa dei valori fondanti della nostra democrazia, della giustizia, della legalità intesa come cultura sociale.
Nelle nostre Istituzioni (nel Consiglio dell’Ordine, nella Fondazione per la Formazione, nell’Organismo di Conciliazione, nella Commissione Deontologica del CNF, da ultimo nel Consiglio Distrettuale di Disciplina) ha sempre assicurato una presenza attiva, con sincero e leale spirito di servizio.
In ogni contesto, quale che sia stato il suo ruolo, da semplice componente dell’organo o da presidente, ha sempre svolto il suo compito con l’unico interesse all’utilità collettiva.
Fabrizio è stato un Avvocato vero, che ha difeso con orgoglio e dignità – di cui voglio rendergli pubblicamente merito – la sua autonomia, la sua indipendenza, la sua libertà, sia professionale che istituzionale.
Autonomia, indipendenza e libertà per difendere le quali in alcune occasioni ha dovuto pagare un prezzo ingiusto, con profonda sofferenza umana e con amaro disincanto; alle quali, però, non si è mai, ripeto mai, sottratto, rimanendo sempre fedele a quei valori.
Fra i ricordi più cari di questi lunghi anni in cui ho avuto l’onore di sedere al suo fianco nel nostro Ordine, conservo una sua lettera che consegnò a noi consiglieri il 23 febbraio del 2010, nell’adunanza di insediamento del Consiglio.
In quelle poche righe, asciutte e sintetiche, come era suo costume, con le quali ci sottoponeva il suo punto di vista, ci sta tutta l’essenza del suo essere uomo ed avvocato insieme.
Fabrizio ci scrisse, leggo le sue parole: “devo svolgere una riflessione nell’esclusivo interesse dell’Istituzione, che è l’unico interesse che mi sta a cuore, non conoscendone o riconoscendone altri; l’unico interesse che tutti noi dobbiamo considerare un bene superiore a qualsiasi altro”.
Chi ha conosciuto Fabrizio, come Uomo e come Avvocato, chi ha avuto il privilegio di averlo avuto Amico e Collega, sa che non è mai stato incline alla retorica delle parole o a quella dei sentimenti, così come è sempre stato allergico all’ipocrisia ed alla finzione.
L’autorevolezza e la credibilità di cui ha goduto, in tutto l’ambiente giudiziario e forense – come dimostra oggi la vostra presenza commossa ed affranta – sono stati il frutto, faticoso, di un agire quotidiano costantemente ispirato dal buon senso, dal rispetto del suo interlocutore, dalla sua bonomia, dalla sua signorilità.
Se dovessi scegliere una sola parola per descriverlo, non ho dubbio alcuno: scelgo galantuomo; perché Fabrizio è stato, sempre ed in ogni occasione, un galantuomo.

A Federica, Tommaso, Francesco e Riccardo, un abbraccio affettuoso, fortissimo; e  grazie per aver condiviso anche con noi il valore e la sostanza di un Uomo come Fabrizio.

Un solo rimprovero, all’Amico.
Ci ha lasciato troppo presto, non ci ha dato il tempo ed il modo di salutarlo come avrebbe meritato; oggi lo facciamo con queste poche parole, lo faremo, più adeguatamente, nel suo Palazzo di Giustizia, in occasione del trigesimo.

A Fabrizio, da amico, lascio i versi di una canzone, di una poesia, per dirgli arrivederci in questo giorno tristissimo.
C’è un giorno che ci siamo perduti, come smarrire un anello in un prato; e c’era tutto un programma futuro che non abbiamo avverato.
È tempo che sfugge, niente paura, che prima o poi ci riprende, perché c’è tempo, c’è tempo in questo mare infinito di gente.
Dicono che c’è un tempo per seminare, e uno più lungo per aspettare.
Io dico che c’era un tempo sognato, che bisognava sognare.”
Fabrizio, é stato un onore averTi incontrato.”

* * *

Il Presidente ed i Consiglieri dell’Ordine degli Avvocati di Firenze
increduli e sgomenti per l’improvvisa scomparsa di

Fabrizio Ariani

per tanti anni Consigliere dell’Ordine e della Fondazione, già Presidente degli stessi, ne ricordano con commosso affetto la grande umanità, l’onestà intellettuale e la professionalità e, con gratitudine, rammentano a tutta l’Avvocatura Fiorentina il suo costante ed appassionato impegno al servizio del Foro e della Giurisdizione.
In questo momento di profondo dolore sono vicini alla moglie Federica ed ai figli Francesco, Riccardo e Tommaso.